La mobilitazione prosegue dopo l’approvazione del decreto. Tutto pronto per la manifestazione dei sindacati a Roma. Veltroni: "Promuoveremo un referendum abrogativo"
Il decreto sulla scuola è legge. Il Senato l’ha approvato in via definitiva (senza apportare modifiche al testo già approvato dalla Camera) con 162 voti a favore, 134 contrari e tre astenuti. Una conclusione largamente annunciata che però non ferma le proteste. Non si sono fermati gli studenti: non solo a Roma (dove ci sono stati momenti di violenza pura in seguito a un’aggressione da parte di giovani di estrema destra agli studenti medi in piazza Navona) ma in tutta Italia. E il 30 la scuola si mobilita ancora, con lo sciopero nazionale e la manifestazione romana dei sindacati) che si annuncia imponente.
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Cosa può fermare una legge? La mobilitazione, gli scioperi e... un referendum. È questa l’idea nata nel Partito democratico e lanciata pubblicamente dal segretario Walter Veltroni: “Come è previsto dalla Costituzione – ha detto Veltroni in conferenza stampa - e come è legittimo che sia, essendo una decisione fortemente negativa per il paese, abbiamo deciso che promuoveremo un referendum abrogativo”. “Il referendum – ha poi aggiunto – non è di partito, non è il referendum del Pd, ma faccio appello a tutto il mondo della scuola e a tutte le forze politiche per dare vita alla più grande iniziativa civile. Non abbiamo nessun interesse a che il referendum sia solo del Pd”.
mercoledì 29 ottobre 2008
Scuola, il Senato approva il dl Gelmini
Adesso è legge. Gli studenti non tolgono l'assedio a Palazzo Madama. "Noi da qui non ce ne andiamo". Domani lo sciopero nazionale
Il Senato ha approvato, in via definitiva, la conversione in legge del decreto Gelmini sulla scuola. 162 i voti a favore, 134 i contrari e tre gli astenuti. Il provvedimento era stato già approvato il 9 ottobre dalla Camera, ed è legge da oggi. La tensione a Roma è alta, le agenzie di stampa riferiscono di una carica di alleggerimento della polizia sotto a palazzo Madama. “Noi da qui non ce ne andiamo, Gelmini, Gelmini vaffa”, è uno dei cori intonati dagli studenti. E proseguono i preparativi per lo sciopero generale di domani proclamato dai sindacati, con una grande manifestazione che si terrà a Roma.
Gelmini, si torna alla serietà
“Si torna alla scuola della serietà, del merito e dell'educazione”. A dirlo è il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini, dopo l'approvazione del decreto legge da parte del Senato: “Provvedimenti come il voto in condotta contro il bullismo, l'introduzione dell'educazione civica, dei voti al posto dei giudizi, il contenimento del costo dei libri per le famiglie e l'introduzione del maestro unico sono condivisi dalla gran parte degli italiani”. Così ha concluso: “Ringrazio il governo e la maggioranza parlamentare per il sostegno al provvedimento”. “Entro una settimana presenterò il piano sull'università”. A dirlo è il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini, dopo l'approvazione del decreto sulla riforma della scuola da parte del Senato.
Pd e Idv pensano a referendum abrogativo
La legge Gelmini “incostituzionale” e il Partito democratico, insieme all'Italia dei valori, avvierà una raccolta di firme per il referendum “che è uno strumento assegnato dalla Costituzione". A riferirlo è la capogruppo del Pd al Senato, Anna Finocchiaro, scesa dal palazzo in corso Rinascimento per incontrare gli studenti che da ieri manifestano contro la riforma. Secondo Finocchiaro il dl è incostituzionale “perché non ha la copertura finanziaria, e questo lo ha dimostrato in aula il senatore Morando: non c'erano i requisiti di necessità e urgenza per un decreto che è lo strumento con il quale l'esecutivo pretende di governare, e inoltre sei Regioni ricorreranno alla Consulta”.
Udu e Uds, atto grave e irresponsabile
“L'approvazione del decreto Gelmini è un grave atto di irresponsabilità politica”. A dirlo è l'Unione degli studenti: “Il governo e la maggioranza non hanno minimamente tenuto conto delle centinaia di migliaia di studenti, insegnanti, famiglie scese in piazza in questi giorni.. Resteremo ora ad assediare il Senato e saremo domani in piazza per lo sciopero generale della scuola: continueremo a batterci per una scuola pubblica di qualità”. “L'approvazione a tappe forzate da parte del Senato della conversione in legge del decreto Gelmini è gravissima”, afferma in una nota l’Unione degli universitari: “Governo e maggioranza scelgono di dare ancora una volta, alle tante centinaia di migliaia di giovani che in questi giorni stanno protestando per chiedere una scuola e un'università migliori, il segnale che nessun dialogo è possibile, che la loro opinione non conta e che ciò che importa è procedere secondo i piani, senza tenere conto se le manovre siano o meno condivise dai diretti interessati”. Così conclude l’Udu: “Nonostante questo ennesimo segnale, le proteste degli studenti non si fermeranno, anche per fare capire al ministro Gelmini che la sua intenzione di presentare entro una settimana un piano sull'Università è del tutto fuori luogo”.
Flc Cgil, domani grande manifestazione
“Approvare il dl Gelmini senza ascoltare le voci di protesta è un atto irresponsabile da parte del governo: non hanno sentito ragioni, sono andati avanti come un carro armato. Ma noi continuiamo la nostra battaglia”. Così Mimmo Pantaleo, segretario generale della Flc Cgil, dopo il sì del Senato al decreto Gelmini: “Domani – ha ricordato il dirigente sindacale – abbiamo una grande manifestazione (scarica il pdf del percorso) e proseguiremo anche nelle settimane successive, cercando di allargare il movimento, discutendo e elaborando proposte alternative. Perché questa non è una riforma, ma una legge che porterà al collasso il sistema dell'istruzione nel nostro paese, tornando ai tempi nei quali il sapere non era un diritto ma un privilegio”. Tra le ipotesi, spiega Pantaleo, anche la valutazione di eventuali profili di anticostituzionalià del decreto: “Secondo noi c’è un'aperta violazione dell'istruzione come diritto di tutti, sancito dalla Carta”.
Il Senato ha approvato, in via definitiva, la conversione in legge del decreto Gelmini sulla scuola. 162 i voti a favore, 134 i contrari e tre gli astenuti. Il provvedimento era stato già approvato il 9 ottobre dalla Camera, ed è legge da oggi. La tensione a Roma è alta, le agenzie di stampa riferiscono di una carica di alleggerimento della polizia sotto a palazzo Madama. “Noi da qui non ce ne andiamo, Gelmini, Gelmini vaffa”, è uno dei cori intonati dagli studenti. E proseguono i preparativi per lo sciopero generale di domani proclamato dai sindacati, con una grande manifestazione che si terrà a Roma.
Gelmini, si torna alla serietà
“Si torna alla scuola della serietà, del merito e dell'educazione”. A dirlo è il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini, dopo l'approvazione del decreto legge da parte del Senato: “Provvedimenti come il voto in condotta contro il bullismo, l'introduzione dell'educazione civica, dei voti al posto dei giudizi, il contenimento del costo dei libri per le famiglie e l'introduzione del maestro unico sono condivisi dalla gran parte degli italiani”. Così ha concluso: “Ringrazio il governo e la maggioranza parlamentare per il sostegno al provvedimento”. “Entro una settimana presenterò il piano sull'università”. A dirlo è il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini, dopo l'approvazione del decreto sulla riforma della scuola da parte del Senato.
Pd e Idv pensano a referendum abrogativo
La legge Gelmini “incostituzionale” e il Partito democratico, insieme all'Italia dei valori, avvierà una raccolta di firme per il referendum “che è uno strumento assegnato dalla Costituzione". A riferirlo è la capogruppo del Pd al Senato, Anna Finocchiaro, scesa dal palazzo in corso Rinascimento per incontrare gli studenti che da ieri manifestano contro la riforma. Secondo Finocchiaro il dl è incostituzionale “perché non ha la copertura finanziaria, e questo lo ha dimostrato in aula il senatore Morando: non c'erano i requisiti di necessità e urgenza per un decreto che è lo strumento con il quale l'esecutivo pretende di governare, e inoltre sei Regioni ricorreranno alla Consulta”.
Udu e Uds, atto grave e irresponsabile
“L'approvazione del decreto Gelmini è un grave atto di irresponsabilità politica”. A dirlo è l'Unione degli studenti: “Il governo e la maggioranza non hanno minimamente tenuto conto delle centinaia di migliaia di studenti, insegnanti, famiglie scese in piazza in questi giorni.. Resteremo ora ad assediare il Senato e saremo domani in piazza per lo sciopero generale della scuola: continueremo a batterci per una scuola pubblica di qualità”. “L'approvazione a tappe forzate da parte del Senato della conversione in legge del decreto Gelmini è gravissima”, afferma in una nota l’Unione degli universitari: “Governo e maggioranza scelgono di dare ancora una volta, alle tante centinaia di migliaia di giovani che in questi giorni stanno protestando per chiedere una scuola e un'università migliori, il segnale che nessun dialogo è possibile, che la loro opinione non conta e che ciò che importa è procedere secondo i piani, senza tenere conto se le manovre siano o meno condivise dai diretti interessati”. Così conclude l’Udu: “Nonostante questo ennesimo segnale, le proteste degli studenti non si fermeranno, anche per fare capire al ministro Gelmini che la sua intenzione di presentare entro una settimana un piano sull'Università è del tutto fuori luogo”.
Flc Cgil, domani grande manifestazione
“Approvare il dl Gelmini senza ascoltare le voci di protesta è un atto irresponsabile da parte del governo: non hanno sentito ragioni, sono andati avanti come un carro armato. Ma noi continuiamo la nostra battaglia”. Così Mimmo Pantaleo, segretario generale della Flc Cgil, dopo il sì del Senato al decreto Gelmini: “Domani – ha ricordato il dirigente sindacale – abbiamo una grande manifestazione (scarica il pdf del percorso) e proseguiremo anche nelle settimane successive, cercando di allargare il movimento, discutendo e elaborando proposte alternative. Perché questa non è una riforma, ma una legge che porterà al collasso il sistema dell'istruzione nel nostro paese, tornando ai tempi nei quali il sapere non era un diritto ma un privilegio”. Tra le ipotesi, spiega Pantaleo, anche la valutazione di eventuali profili di anticostituzionalià del decreto: “Secondo noi c’è un'aperta violazione dell'istruzione come diritto di tutti, sancito dalla Carta”.
lunedì 27 ottobre 2008
"I nostri figli disabili non siano discriminati"
I genitori di bambini con handicap scrivono al ministro dell’Istruzione Gelmini: "Le nuove norme da lei pensate e approvate dal Consiglio dei ministri non sono incoraggianti"
AL MINISTRO Mariastella Gelmini
AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA Giorgio Napolitano
AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO Silvio Berlusconi
20 OTTOBRE 2008
Onorevole Ministro,
siamo il Gruppo Genitori Tosti in Tutti i Posti Genitori di ragazzi con l’handicap o disabili che la scuola al momento viaggi su mari tempestosi, è poco ma sicuro… e non si sa dove si approderà e in quali condizioni. Di questo panorama abbastanza fosco vorremmo affrontare un aspetto: quello dell’inserimento dell’alunno disabile.
Sono tanti gli ostacoli che i nostri figli incontrano nel loro percorso scolastico FIN DALL’ASILO NIDO : sostegno insufficiente, educatori inesperti e impreparati , ascensori in cui non passano le carrozzine, libri in braille mai presi in considerazione, personale dedicato all’assistenza durante i pasti o per l’accompagnamento in bagno non in grado di affrontare con professionalità l’assistenza all’alunno disabile.
E non parliamo soltanto della scuola dell’obbligo , è necessario per quanto riguarda i bambini disabili e con handicap prevedere serie forme di sostegno già dall’inserimento all’asilo nido e continuare fino alle scuole superiori , l’Università è poi un altro capitolo.
Possiamo parlare di integrazione, di inclusione, di ausili, di diritti… quale bambino disabile iscritto a scuola non ha diritto ai giusti ausili? Le circolari parlano chiaro: peccato che poi nessuno abbia i soldi per acquistarli. I benedetti ausili costano tutti un’esagerazione, e se gli ausili ci sono, salta sempre fuori la norma di sicurezza per cui non possono essere messi in classe, e a ben guardare, di questi tempi ci si accorge che molto spesso l’inclusione in realtà fa presto a diventare esclusione.
Poi c’è lo studente disabile grave che sta in carrozzina, non si muove, non parla, o parla in tempi lenti e difficoltosi, a volte un po’ a sproposito e a voce troppo alta, insomma situazioni diverse e strampalate su cui spesso né la scuola né il mitico Gruppo composto da svariati personaggi dell’ASL ha strumenti adeguati per capire, per accettare. Eh sì… e, dicono gli esperti, cosa potranno mai apprendere a scuola questi bimbi?
Perché gli “esperti” ( esperti di che poi?) non conoscono la C.F (comunicazione facilitata) oppure la CAA (comunicazione aumentativa alternativa).
Poi, alle scuole superiori l’intreccio infittisce. Se un alunno disabile grave è riuscito a passare indenne dalle scuole elementari e medie, raggiungendo risultati ragionevoli magari con tecniche e ausili specifici, quando arriva alle superiori il solo fatto della disabilità decreterà la sua esclusione non dalla scuola, ma… dall’istruzione! Al disabile grave verrà proposto fin dall’inizio un programma differenziato, tanto lui che se ne fa del diploma? Lo appenderà in camera sua? Tanto non potrà mai utilizzarlo… e via così.
Se invece i genitori rifiutano il percorso differenziato, bene, allora il ragazzo disabile dovrà fare tutto il programma come gli altri, difficile però trovare insegnanti di sostegno in grado di sostenere egregiamente lo studente e i genitori che quotidianamente debbono lottare contro questa cecità ottusa vengono tacciati come genitori che non accettano le limitazioni del figlio.
Le nuove norme da Lei pensate e approvate dal Consiglio dei Ministri non sono certo incoraggianti (dal rapporto 2008, revisione della spesa pubblica, Ministero della Pubblica Istruzione, pag. 246).
Complimenti… eravamo all’avanguardia per l’integrazione degli alunni con handicap nelle scuole “di tutti”… ora ci adegueremo ai Paesi più avanzati, dove le scuole sono soltanto “di qualcuno”. A quando il ritorno alle differenziali?!
Ma… la nostra Costituzione ancora in vigore dice che tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge… il che dovrebbe significare che godono di uguali diritti. È vero che non viene menzionato l’handicap, ma appunto, non essendo menzionato ci rientra.
Uguali diritti comprende anche il diritto allo studio. Che non significa diritto a stare nella struttura a debita distanza dai coetanei. Significa istruzione, insieme ai coetanei e con quanto è necessario per l’apprendimento: così come sono necessari libri e quaderni, possono essere necessari programmi per il computer, sintetizzatori vocali, lettori ottici, banchi speciali e… soprattutto… è necessario capire che l’alunno disabile non è un mondo a parte, un giocattolo con cui farsi belli tanto non potrà mai reagire. È una persona come i suoi compagni, con altre modalità di rapporto e di vita, una persona che può imparare molto e insegnare molto, come tutti i suoi compagni. E cacciarlo via, isolarlo nello stanzino o nel corridoio e fare del tutto per farlo sentire e percepire come diverso, sarebbe una perdita grande, alla quale ci ribelleremo con tutte le nostre forze.
Siamo preoccupati , ma dire preoccupati è riduttivo e se i nostri figli per ovvi motivi non possono far valere i loro diritti NOI SAREMO LA LORO VOCE.
I nostri figli FANNO PARTE degli uomini e donne di domani e noi genitori vogliamo essere ricordati per quelli che hanno costruito e non per quelle persone che sono rimaste inerti ad assistere allo sfacelo anche della scuola.
IN attesa di un suo riscontro ai numeri e indirizzi sotto elencati porgiamo cordiali saluti
Tratto da rassegna
AL MINISTRO Mariastella Gelmini
AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA Giorgio Napolitano
AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO Silvio Berlusconi
20 OTTOBRE 2008
Onorevole Ministro,
siamo il Gruppo Genitori Tosti in Tutti i Posti Genitori di ragazzi con l’handicap o disabili che la scuola al momento viaggi su mari tempestosi, è poco ma sicuro… e non si sa dove si approderà e in quali condizioni. Di questo panorama abbastanza fosco vorremmo affrontare un aspetto: quello dell’inserimento dell’alunno disabile.
Sono tanti gli ostacoli che i nostri figli incontrano nel loro percorso scolastico FIN DALL’ASILO NIDO : sostegno insufficiente, educatori inesperti e impreparati , ascensori in cui non passano le carrozzine, libri in braille mai presi in considerazione, personale dedicato all’assistenza durante i pasti o per l’accompagnamento in bagno non in grado di affrontare con professionalità l’assistenza all’alunno disabile.
E non parliamo soltanto della scuola dell’obbligo , è necessario per quanto riguarda i bambini disabili e con handicap prevedere serie forme di sostegno già dall’inserimento all’asilo nido e continuare fino alle scuole superiori , l’Università è poi un altro capitolo.
Possiamo parlare di integrazione, di inclusione, di ausili, di diritti… quale bambino disabile iscritto a scuola non ha diritto ai giusti ausili? Le circolari parlano chiaro: peccato che poi nessuno abbia i soldi per acquistarli. I benedetti ausili costano tutti un’esagerazione, e se gli ausili ci sono, salta sempre fuori la norma di sicurezza per cui non possono essere messi in classe, e a ben guardare, di questi tempi ci si accorge che molto spesso l’inclusione in realtà fa presto a diventare esclusione.
Poi c’è lo studente disabile grave che sta in carrozzina, non si muove, non parla, o parla in tempi lenti e difficoltosi, a volte un po’ a sproposito e a voce troppo alta, insomma situazioni diverse e strampalate su cui spesso né la scuola né il mitico Gruppo composto da svariati personaggi dell’ASL ha strumenti adeguati per capire, per accettare. Eh sì… e, dicono gli esperti, cosa potranno mai apprendere a scuola questi bimbi?
Perché gli “esperti” ( esperti di che poi?) non conoscono la C.F (comunicazione facilitata) oppure la CAA (comunicazione aumentativa alternativa).
Poi, alle scuole superiori l’intreccio infittisce. Se un alunno disabile grave è riuscito a passare indenne dalle scuole elementari e medie, raggiungendo risultati ragionevoli magari con tecniche e ausili specifici, quando arriva alle superiori il solo fatto della disabilità decreterà la sua esclusione non dalla scuola, ma… dall’istruzione! Al disabile grave verrà proposto fin dall’inizio un programma differenziato, tanto lui che se ne fa del diploma? Lo appenderà in camera sua? Tanto non potrà mai utilizzarlo… e via così.
Se invece i genitori rifiutano il percorso differenziato, bene, allora il ragazzo disabile dovrà fare tutto il programma come gli altri, difficile però trovare insegnanti di sostegno in grado di sostenere egregiamente lo studente e i genitori che quotidianamente debbono lottare contro questa cecità ottusa vengono tacciati come genitori che non accettano le limitazioni del figlio.
Le nuove norme da Lei pensate e approvate dal Consiglio dei Ministri non sono certo incoraggianti (dal rapporto 2008, revisione della spesa pubblica, Ministero della Pubblica Istruzione, pag. 246).
Complimenti… eravamo all’avanguardia per l’integrazione degli alunni con handicap nelle scuole “di tutti”… ora ci adegueremo ai Paesi più avanzati, dove le scuole sono soltanto “di qualcuno”. A quando il ritorno alle differenziali?!
Ma… la nostra Costituzione ancora in vigore dice che tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge… il che dovrebbe significare che godono di uguali diritti. È vero che non viene menzionato l’handicap, ma appunto, non essendo menzionato ci rientra.
Uguali diritti comprende anche il diritto allo studio. Che non significa diritto a stare nella struttura a debita distanza dai coetanei. Significa istruzione, insieme ai coetanei e con quanto è necessario per l’apprendimento: così come sono necessari libri e quaderni, possono essere necessari programmi per il computer, sintetizzatori vocali, lettori ottici, banchi speciali e… soprattutto… è necessario capire che l’alunno disabile non è un mondo a parte, un giocattolo con cui farsi belli tanto non potrà mai reagire. È una persona come i suoi compagni, con altre modalità di rapporto e di vita, una persona che può imparare molto e insegnare molto, come tutti i suoi compagni. E cacciarlo via, isolarlo nello stanzino o nel corridoio e fare del tutto per farlo sentire e percepire come diverso, sarebbe una perdita grande, alla quale ci ribelleremo con tutte le nostre forze.
Siamo preoccupati , ma dire preoccupati è riduttivo e se i nostri figli per ovvi motivi non possono far valere i loro diritti NOI SAREMO LA LORO VOCE.
I nostri figli FANNO PARTE degli uomini e donne di domani e noi genitori vogliamo essere ricordati per quelli che hanno costruito e non per quelle persone che sono rimaste inerti ad assistere allo sfacelo anche della scuola.
IN attesa di un suo riscontro ai numeri e indirizzi sotto elencati porgiamo cordiali saluti
Tratto da rassegna
25 Ottobre 2008
Eravamo tanti, forse anche un po’ stanchi per i tanti chilometri percorsi, ma legati da un bene comune da una vera spinta di voglia di fare, di cambiare, di cercare di essere noi stessi: umili lavoratori, studenti, intellettuali, mamme, bambini, emigrati, ma tutti insieme per dire basta con tutte queste ingiustizie fatte nel nome di una falsa democrazia di rinnovamento solo per curare gli interessi propri, fregandosene di noi, scordandosi che esiste una sola parola che raccoglie tutti, democrazia, quella stessa che ci permette di manifestare un dissenso, quella stessa alla quale i nostri nonni hanno dato la loro vita.
Massimo Mandarano.
Massimo Mandarano.
L' ottimismo degli Studenti Italiani
le scuole e le università sono piene di giovani studenti che protestano contro il decreto legge del Governo Berlusconi che taglia circa 8 miliardi di Euro alla scuola italiana. I giornali e le televisioni stanno parlando da giorni di questo movimento democratico giovanile che sta irrompendo nel panorama politico italiano, hanno forse frequentato le scuole di partito o le cene di corrente o le riunioni di staff? Non credo. Penso che abbiano deciso di mobilitarsi perché hanno capito che il nemico è una tigre di cartone, che non si può rimanere ad assistere l' impoverimento del nostro paese ed il crollo degli ideali di riferimento (solidarietà, giustizia sociale, impegno civile, diritto al progresso) macerandosi dietro inutili manifestazioni di impotenza. Fino a pochi giorni fa sembrava impossibile soltanto pensare che in Italia fossero rimasti ancora persone disposte a non rassegnarsi ed ad opporsi. Ancora una volta le idee prendono il sopravvento nei confronti delle segreterie. Il conformismo degli opportunismi non produce futuro ma solo piccoli privilegi. Oggi sono più fiducioso e più convinto delle mie idee, grazie all'ottimismo degli Studenti Italiani.
Gianfranco Leonelli
Gianfranco Leonelli
giovedì 23 ottobre 2008
Pisa, i genitori scrivono ai poliziotti
Lettera aperta ai lavoratori e alle lavoratrici delle forze di Polizia e dell’Arma dei Carabinieri
Cari lavoratori e lavoratrici,scusateci se ci rivolgiamo a voi in questo momento così particolare per la vita democratica del nostro paese, ma in fondo voi avete più o meno la stessa età di noi o quella dei nostri figli, quei figli che oggi si troveranno per strada con voi.
Si, abbiamo scritto “con voi” e non “contro di voi” perché riteniamo che nulla , assolutamente nulla vi divida e ci divida.
Non vi divide e non ci divide il rispetto per la divisa che voi portate con orgoglio e che tutti rispettiamo riconoscendo negli uomini e nelle donne che la indossano cittadini che hanno scelto di svolgere un lavoro, duro ma indispensabile, per garantire a loro e a tutti noi protezione e sicurezza.
Non vi divide e ci divide il rispetto per le regole della convivenza civile e democratica nella quale voi e loro siete stati cresciuti ed educati, nella famiglia e nella scuola.
Non vi divide e ci divide la passione con la quale si rispettano e si difendono i dettami della Costituzione sulla quale voi avete anche giurato.
In fondo non vi divide e non ci divide neppure troppo l’età, molti di voi potrebbero essere, e forse in qualche caso lo sono, loro padri e madri o nostri figli.
Allora perché vi scriviamo queste righe? Perchè non vogliamo avere paura!
Non vorremmo che un ordine assurdo ispirato dalle preoccupanti dichiarazioni del Presidente del Consiglio vi induca a vedere in questi nostri ragazzi, un nemico!
Non vorremmo mai vedere qualcuno costretto a colpire uno di loro, un vostro figlio, un vostro fratello che semplicemente difende una cosa di tutti, un valore pubblico: la scuola.
Vi è forse del male nel protestare correttamente e legittimamente contro un provvedimento di legge ritenuto ingiusto?
Vi è forse del male nell’esporre correttamente e legittimamente le proprie opinioni?
Ma non è forse questo quello che con la riconquistata libertà la Costituzione ci ha insegnato? E non vi sembra assurdo con tutti i problemi che i lavoratori della polizia debbono fronteggiare che la loro professionalità, le loro capacità, i pochi mezzi messi a loro disposizione debbano essere sprecati contro questi ragazzi? Non c’è in questo una umiliazione del ruolo e del valore del lavoro di chi tutela la sicurezza dei cittadini ?
Cari lavoratori e lavoratrici,
per tutto questo vi diciamo che oggi i nostri figli sono in piazza insieme a voi e non contro di voi.
Oggi i nostri figli saranno in piazza per manifestare in piena coerenza con le regole della libertà, del rispetto reciproco e della democrazia.
Lasciate che parlino, che espongano le loro idee, che le urlino magari,sono giovani; e da giovani difendono la legalità! Lo hanno fatto quando hanno alzato la loro voce contro la Mafia e il Terrorismo, quando hanno preso le loro vacanze per lavorare nei campi sequestrati alla criminalità organizzata. Non sono loro il problema del Paese, sono il suo futuro. Chi li addita come nemici mette all’indice il futuro.
La democrazia è uno splendido fiore ma è coltivato in un vaso di cristallo: non rompetelo.
Le madri ed i padri degli studenti pisani
Tratto da rassegna
Scuola e università, la protesta dilaga
ccupati licei e facoltà universitarie a Roma. Cortei a Matera, Catanzaro, Napoli, Siena, Genova. Marcia indietro di Berlusconi: mai detto "polizia nelle scuole". Il Senato approva i primi articoli del dl Gelmini. Il 29 il voto finale
Scuole e istituti superiori mobilitati. E sempre di più le facoltà universitarie occupate. Da Nord a Sud, monta la protesta contro le politiche della conoscenza del governo: dal maestro unico ai tagli al personale nell’istruzione, allo stop al turnover negli istituti di ricerca e nelle università.
Lezioni in strada, cortei, facoltà occupate. C’è stato anche qualche momento di tensione (vetri rotti a Cosenza, cortei non autorizzati a Napoli), ma nessuna guerriglia, nessuna violenza.
Alcune centinaia di studenti degli istituti superiori secondari hanno organizzato, a Catanzaro Lido, una manifestazione di protesta contro i provvedimenti del governo in materia di istruzione. I giovani, scandendo slogan ed esponendo striscioni, hanno invaso il lungomare e la strada principale del quartiere marittimo del capoluogo calabrese, paralizzando il traffico per alcune ore. Sempre al Sud, a Matera, circa un migliaio di studenti delle scuole medie superiori hanno sfilato in corteo. Cortei di studenti anche a Napoli: uno, non programmato, ha percorso Viale Kennedy, nel quartiere Fuorigrotta; un altro ha attraversato il centro per arrivare a piazza del Gesù. Nel capoluogo partenopeo sono 60 gli istituti superiori occupati, o autogestiti o con assemblee permanenti. 120 in tutta la Campania. Mentre prosegue l'occupazione dell'università Orientale.
In Piemonte varie scuole sono occupate, e 2 mila studenti del Politecnico di Torino si sono riuniti in assemblea. A Pisa studenti medi e universitari e docenti si sono uniti in un corteo formato, secondo gli organizzatori, da 10 mila persone.
Ancora occupazioni anche nelle scuole romane. Tra gli istituti superiori sono entrati in occupazione il liceo classico Virgilio e il Mamiani. Gli studenti del liceo romano Russel hanno scelto invece lo 'sciopero creativo' facendo suonare la banda di istituto e organizzando un’assemblea nel cortile dell'istituto. All’università La Sapienza si è tenuta un'assemblea formata da docenti, studenti e ricercatori della facoltà di Ingegneria di Roma. All’incontro hanno partecipato circa 1500 persone, decidendo di occupare la facoltà. La continuità dell'attività didattica sarà però garantita. Con lo slogan 'Non tagliateci il futuro', alcune centinaia di studenti hanno manifestato davanti a Palazzo Chigi, per poi spostarsi sotto al Senato. Qualche momento di tensione a piazza Navona, dove alcuni studenti hanno provato ad aggirare un blocco di polizia ma sono stati fermati.
Anche l’ateneo di Messina partecipa alla protesta contro i provvedimenti del governo. Ne dà notizia l’ufficio stampa della Camera del lavoro locale. Dopo una prima assemblea svoltasi ieri a Lettere, alla quale hanno partecipato centinaia di studenti, docenti e ricercatori, oggi è stata la volta di Scienze politiche. A organizzare le assemblee contro la legge 133 ci sono anche Flc e Nidil Cgil.
A Trento la facoltà universitaria più attiva è, come da tradizione, quella di Sociologia. Mentre a Genova gli studenti hanno inscenato un corteo funebre per 'la dolente università sepolta viva nelle profondità dell'ignoranza'.
A Siena oltre tremila studenti hanno partecipato a un corteo che ha attraversato la città.
Berlusconi fa marcia indietro: mai detto né pensato a polizia nelle scuole
“Io non ho mai detto né pensato che la polizia debba entrare nelle scuole. Ho detto invece che chi vuole è liberissimo di manifestare e protestare ma non può imporre a chi non è della sua idea a rinunciare al suo diritto essenziale. Ancora una volta c’è stato un divorzio tra i mezzi di informazione e la realtà”. Lo ha detto, secondo quanto riporta l’agenzia Ansa, il premier Silvio Berlusconi, tornando sulla polemiche dei giorni scorsi riguardo alle occupazioni nelle scuole e nelle università. Linea morbida anche da parte del ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, che ha annunciato che convocherà “tutte le associazioni degli studenti per aprire uno spazio di confronto ad una sola condizione: che si discuta sui fatti”.
Al Senato si è concluso l'esame dei primi tre articoli del decreto legge sulla scuola (voto in condotta, ripristino del voto in pagella, reintroduzione dell'ora di educazione civica). L’esame riprenderà martedì 28: restano da approvare tre articoli, tra cui quello che reintroduce il maestro unico alle elementari. Il voto finale e' previsto per il 29.
Università, sindacati lanciano sciopero 14 novembre
“Se il governo non ci permetterà di esprimere le nostre opinioni riguardo alle trasformazioni in campo universitario riconfermerebbe un rapporto che non può aver luogo in un paese democratico”. Lo ha detto Domenico Pantaleo, leader della Flc Cgil, alla conferenza stampa delle tre sigle di categoria di Cgil, Cisl e Uil in vista dello sciopero di università, ricerca e alta formazione musicale proclamato per venerdì 14 novembre. “Qualora il governo aprisse un tavolo di confronto sul tema, lo sciopero sarebbe revocato”, ha aggiunto Antonio Marsilia, segretario generale della federazione della Cisl Università. Ha poi spiegato Alberto Civica, Uil Università e Ricerca: “Non c’è stata nessuna azione di revisione sulle vere problematiche dell'università. Quello che c’è stato è invece uno strangolamento finanziario che produrrà la morte degli atenei, non certo una riforma”.
Per quanto riguarda la scuola, resta confermato lo sciopero generale del 30 ottobre.
Articolo aggiornato alle 19.35
Lezioni in strada, cortei, facoltà occupate. C’è stato anche qualche momento di tensione (vetri rotti a Cosenza, cortei non autorizzati a Napoli), ma nessuna guerriglia, nessuna violenza.
Alcune centinaia di studenti degli istituti superiori secondari hanno organizzato, a Catanzaro Lido, una manifestazione di protesta contro i provvedimenti del governo in materia di istruzione. I giovani, scandendo slogan ed esponendo striscioni, hanno invaso il lungomare e la strada principale del quartiere marittimo del capoluogo calabrese, paralizzando il traffico per alcune ore. Sempre al Sud, a Matera, circa un migliaio di studenti delle scuole medie superiori hanno sfilato in corteo. Cortei di studenti anche a Napoli: uno, non programmato, ha percorso Viale Kennedy, nel quartiere Fuorigrotta; un altro ha attraversato il centro per arrivare a piazza del Gesù. Nel capoluogo partenopeo sono 60 gli istituti superiori occupati, o autogestiti o con assemblee permanenti. 120 in tutta la Campania. Mentre prosegue l'occupazione dell'università Orientale.
In Piemonte varie scuole sono occupate, e 2 mila studenti del Politecnico di Torino si sono riuniti in assemblea. A Pisa studenti medi e universitari e docenti si sono uniti in un corteo formato, secondo gli organizzatori, da 10 mila persone.
Ancora occupazioni anche nelle scuole romane. Tra gli istituti superiori sono entrati in occupazione il liceo classico Virgilio e il Mamiani. Gli studenti del liceo romano Russel hanno scelto invece lo 'sciopero creativo' facendo suonare la banda di istituto e organizzando un’assemblea nel cortile dell'istituto. All’università La Sapienza si è tenuta un'assemblea formata da docenti, studenti e ricercatori della facoltà di Ingegneria di Roma. All’incontro hanno partecipato circa 1500 persone, decidendo di occupare la facoltà. La continuità dell'attività didattica sarà però garantita. Con lo slogan 'Non tagliateci il futuro', alcune centinaia di studenti hanno manifestato davanti a Palazzo Chigi, per poi spostarsi sotto al Senato. Qualche momento di tensione a piazza Navona, dove alcuni studenti hanno provato ad aggirare un blocco di polizia ma sono stati fermati.
Anche l’ateneo di Messina partecipa alla protesta contro i provvedimenti del governo. Ne dà notizia l’ufficio stampa della Camera del lavoro locale. Dopo una prima assemblea svoltasi ieri a Lettere, alla quale hanno partecipato centinaia di studenti, docenti e ricercatori, oggi è stata la volta di Scienze politiche. A organizzare le assemblee contro la legge 133 ci sono anche Flc e Nidil Cgil.
A Trento la facoltà universitaria più attiva è, come da tradizione, quella di Sociologia. Mentre a Genova gli studenti hanno inscenato un corteo funebre per 'la dolente università sepolta viva nelle profondità dell'ignoranza'.
A Siena oltre tremila studenti hanno partecipato a un corteo che ha attraversato la città.
Berlusconi fa marcia indietro: mai detto né pensato a polizia nelle scuole
“Io non ho mai detto né pensato che la polizia debba entrare nelle scuole. Ho detto invece che chi vuole è liberissimo di manifestare e protestare ma non può imporre a chi non è della sua idea a rinunciare al suo diritto essenziale. Ancora una volta c’è stato un divorzio tra i mezzi di informazione e la realtà”. Lo ha detto, secondo quanto riporta l’agenzia Ansa, il premier Silvio Berlusconi, tornando sulla polemiche dei giorni scorsi riguardo alle occupazioni nelle scuole e nelle università. Linea morbida anche da parte del ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, che ha annunciato che convocherà “tutte le associazioni degli studenti per aprire uno spazio di confronto ad una sola condizione: che si discuta sui fatti”.
Al Senato si è concluso l'esame dei primi tre articoli del decreto legge sulla scuola (voto in condotta, ripristino del voto in pagella, reintroduzione dell'ora di educazione civica). L’esame riprenderà martedì 28: restano da approvare tre articoli, tra cui quello che reintroduce il maestro unico alle elementari. Il voto finale e' previsto per il 29.
Università, sindacati lanciano sciopero 14 novembre
“Se il governo non ci permetterà di esprimere le nostre opinioni riguardo alle trasformazioni in campo universitario riconfermerebbe un rapporto che non può aver luogo in un paese democratico”. Lo ha detto Domenico Pantaleo, leader della Flc Cgil, alla conferenza stampa delle tre sigle di categoria di Cgil, Cisl e Uil in vista dello sciopero di università, ricerca e alta formazione musicale proclamato per venerdì 14 novembre. “Qualora il governo aprisse un tavolo di confronto sul tema, lo sciopero sarebbe revocato”, ha aggiunto Antonio Marsilia, segretario generale della federazione della Cisl Università. Ha poi spiegato Alberto Civica, Uil Università e Ricerca: “Non c’è stata nessuna azione di revisione sulle vere problematiche dell'università. Quello che c’è stato è invece uno strangolamento finanziario che produrrà la morte degli atenei, non certo una riforma”.
Per quanto riguarda la scuola, resta confermato lo sciopero generale del 30 ottobre.
Articolo aggiornato alle 19.35
23/10/2008 15:08
mercoledì 22 ottobre 2008
L’inutile pugno duro di Berlusconi
l Cavaliere minaccia l'intervento delle forze dell’ordine. Epifani: "Non si risponde a questo movimento con le minacce". Occupato l'ateneo di Torino. E l'Unione degli studenti aderisce alla manifestazione organizzata dai sindacati per il 14 novembre
“È una violenza, convocherò oggi pomeriggio Maroni (ministro dell'Interno, ndr) per dargli indicazioni su come devono intervenire le forze dell'ordine. Non permetteremo che vengano occupate scuole e università”. Il premier Silvio Berlusconi, durante una conferenza stampa a Palazzo Chigi, ha annunciato la linea dura contro le mobilitazioni studentesche. "La realtà di questi giorni – ha detto il Cavaliere - è la realtà di aule piene di ragazzi che intendono studiare e i manifestanti sono organizzati dall'estrema sinistra, molto spesso, come a Milano, dai centri sociali e da una sinistra che ha trovato il modo di far passare nella scuola delle menzogne e portare un'opposizione nelle strade e nelle piazze alla vita del nostro governo".
Affermazioni che non sembrano però arrestare le proteste. A Catania si tiene una manifestazione degli studenti nella Facoltà di Lingue. A L'Aquila proseguono le assemblee, a Perugia è previsto un Consiglio di Facoltà aperto a tutti gli studenti. Proteste sono previste anche a Napoli, a Roma, a Firenze, a Bologna, Teramo e Macerata.
Continua a Torino l'occupazione di Palazzo Nuovo, sede delle facoltà umanistiche, iniziata ieri: le lezioni proseguono regolarmente all'interno dell'edificio, mentre alle 14 si è tenuta un'assemblea in Rettorato. Sempre a Torino occupata anche la facoltà di Fisica, mentre davanti al Dipartimento di Scienze della Terra studenti e ricercatori hanno manifestato questa mattina chiedendo simbolicamente l'elemosina.
Intanto l’Unione degli studenti annuncia la propria adesione alla manifestazione nazionale organizzata dai sindacati per il 14 novembre, affermando che in vista di questa data “intende condividere con le associazioni studentesche non confederate all'Udu un percorso di mobilitazione nazionale che passi attraverso manifestazioni regionali”.
Epifani: Berlusconi sbaglia
“Non oso neanche pensare che si possa rispondere a questo movimento con delle minacce”. A dirlo è il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, commentando le affermazioni del premier. Dice Epifani: “Il governo sappia dialogare, apra dei canali con questa protesta nuova, vasta e pacifica. Questo vale anche per il sindacato confederale: non si può far mancare un tavolo di confronto”. E ribadisce: “Sarebbe profondamente sbagliata una scelta di rispondere al movimento con una modalità che non sia quella del dialogo”. Così conclude il leader della Cgil: “La mobilitazione nel mondo della scuola e dell'università contro i provvedimenti governativi non va giudicata attraverso vecchi schemi politici. Non ha senso paragonarla al ‘68 o tanto meno al ‘77, sbaglia chi ci vede dietro qualcuno o qualcosa. Le richieste che fanno e che noi condividiamo, sono di investire di più in informazione: questa è gente che chiede di studiare di più e meglio. Il governo sbaglia a sottovalutare questo movimento o a catalogarlo in termini di schematismi politici”.
Anche il segretario del Pd Walter Veltroni, dai microfoni di Radio anch'io, afferma che di fronte a proteste cosi' ampie e diffuse contro la riforma della scuola, il governo dovrebbe 'ritirare il decreto Gelmini e le misure con i tagli alla scuola e all'universita', dandosi comunque degli 'obiettivi di finanza pubblica' che affrontino il problema della diminuzione della spesa.
Affermazioni che non sembrano però arrestare le proteste. A Catania si tiene una manifestazione degli studenti nella Facoltà di Lingue. A L'Aquila proseguono le assemblee, a Perugia è previsto un Consiglio di Facoltà aperto a tutti gli studenti. Proteste sono previste anche a Napoli, a Roma, a Firenze, a Bologna, Teramo e Macerata.
Continua a Torino l'occupazione di Palazzo Nuovo, sede delle facoltà umanistiche, iniziata ieri: le lezioni proseguono regolarmente all'interno dell'edificio, mentre alle 14 si è tenuta un'assemblea in Rettorato. Sempre a Torino occupata anche la facoltà di Fisica, mentre davanti al Dipartimento di Scienze della Terra studenti e ricercatori hanno manifestato questa mattina chiedendo simbolicamente l'elemosina.
Intanto l’Unione degli studenti annuncia la propria adesione alla manifestazione nazionale organizzata dai sindacati per il 14 novembre, affermando che in vista di questa data “intende condividere con le associazioni studentesche non confederate all'Udu un percorso di mobilitazione nazionale che passi attraverso manifestazioni regionali”.
Epifani: Berlusconi sbaglia
“Non oso neanche pensare che si possa rispondere a questo movimento con delle minacce”. A dirlo è il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, commentando le affermazioni del premier. Dice Epifani: “Il governo sappia dialogare, apra dei canali con questa protesta nuova, vasta e pacifica. Questo vale anche per il sindacato confederale: non si può far mancare un tavolo di confronto”. E ribadisce: “Sarebbe profondamente sbagliata una scelta di rispondere al movimento con una modalità che non sia quella del dialogo”. Così conclude il leader della Cgil: “La mobilitazione nel mondo della scuola e dell'università contro i provvedimenti governativi non va giudicata attraverso vecchi schemi politici. Non ha senso paragonarla al ‘68 o tanto meno al ‘77, sbaglia chi ci vede dietro qualcuno o qualcosa. Le richieste che fanno e che noi condividiamo, sono di investire di più in informazione: questa è gente che chiede di studiare di più e meglio. Il governo sbaglia a sottovalutare questo movimento o a catalogarlo in termini di schematismi politici”.
Anche il segretario del Pd Walter Veltroni, dai microfoni di Radio anch'io, afferma che di fronte a proteste cosi' ampie e diffuse contro la riforma della scuola, il governo dovrebbe 'ritirare il decreto Gelmini e le misure con i tagli alla scuola e all'universita', dandosi comunque degli 'obiettivi di finanza pubblica' che affrontino il problema della diminuzione della spesa.
martedì 21 ottobre 2008
Ricchi più ricchi, poveri più poveri
"Growing Unequal": il titolo del rapporto Ocse è in inglese, ma gli si addice più la lingua italiana, visto che parla di disuguaglianze sempre più marcate tra ricchi e poveri evidenziando come proprio l’Italia, tra i 30 paesi dell’area Ocse, sia uno di quelli in cui il fenomeno è più acceso. Insieme a Messico (anche se in questa nazione ci sono stati dei miglioramenti), Turchia, Portogallo, Usa e Polonia, l’Italia è il paese dove, più che altrove, i ricchi sono più ricchi e i poveri più poveri, e la classe media si va estinguendo. Una dinamica latinoamericana, si sarebbe detto in altri tempi. E tra i paesi del G7, l'Italia è seconda solo agli Stati Uniti.
'La disuguaglianza di reddito - si legge nel rapporto - è cresciuta in modo significativo dal 2000 in Canada, Germania, Norvegia, Stati Uniti, Italia e Finlandia, mentre è diminuita in Gran Bretagna, Messico, Grecia e Australia'.
In Italia – spiega l’Ocse - i salari di livello basso sono estremamente ridotti e i ceti abbienti hanno standard di vita molto più alti rispetto a paesi come la Germania, dove le differenze di reddito meno estreme e i salari minimi sono più alti.
Il rapporto evidenzia come le disparità siano aumentate in due terzi dei paesi dell’aerea Ocse, 'perché le famiglie ricche hanno ottenuto risultati positivi rispetto alla classe media e alle famiglie dei livelli più bassi della scala sociale'.
Si chiama “Gini”, il coefficiente utilizzato dai ricercatori dell’organizzazione con sede a Parigi per misurare la disuguaglianza di reddito. La classifica che ne esce vede il Messico al primo posto (con un coefficiente dello 0,50) e la Danimarca all’ultimo (0,23). In questo caso, per chi non l’avesse capito, essere ultimi è un vanto. Proprio la Danimarca, infatti, insieme a Svezia e Lussemburgo, è il paese in cui la disparità di reddito è meno marcata. Per l'Italia si calcola un coefficiente di 0,35 circa, mentre gli Stati Uniti sono a 0,38. Secondo l’Ocse la risposta dei governi all’ingiustizia sociale non è all’altezza, perché non bastano interventi di carattere fiscale o socio-previdenziale: 'L'unica via sostenibile per ridurre le disuguaglianze' – per l’Ocse - è assicurarsi che le persone siano in grado di trovare e mantenere un'occupazione. 'I paesi sviluppati devono sforzarsi molto di più per inserire i cittadini nel mercato del lavoro piuttosto che sostenerli con indennità di disoccupazione o pensioni anticipate'.
Il rapporto dell’Ocse esce a pochi giorni dalla pubblicazione di uno studio dell’Ilo (l’Ufficio internazionale del lavoro), che giungeva alle stesse conclusioni: poveri più poveri, ricchi più ricchi.
'La disuguaglianza di reddito - si legge nel rapporto - è cresciuta in modo significativo dal 2000 in Canada, Germania, Norvegia, Stati Uniti, Italia e Finlandia, mentre è diminuita in Gran Bretagna, Messico, Grecia e Australia'.
In Italia – spiega l’Ocse - i salari di livello basso sono estremamente ridotti e i ceti abbienti hanno standard di vita molto più alti rispetto a paesi come la Germania, dove le differenze di reddito meno estreme e i salari minimi sono più alti.
Il rapporto evidenzia come le disparità siano aumentate in due terzi dei paesi dell’aerea Ocse, 'perché le famiglie ricche hanno ottenuto risultati positivi rispetto alla classe media e alle famiglie dei livelli più bassi della scala sociale'.
Si chiama “Gini”, il coefficiente utilizzato dai ricercatori dell’organizzazione con sede a Parigi per misurare la disuguaglianza di reddito. La classifica che ne esce vede il Messico al primo posto (con un coefficiente dello 0,50) e la Danimarca all’ultimo (0,23). In questo caso, per chi non l’avesse capito, essere ultimi è un vanto. Proprio la Danimarca, infatti, insieme a Svezia e Lussemburgo, è il paese in cui la disparità di reddito è meno marcata. Per l'Italia si calcola un coefficiente di 0,35 circa, mentre gli Stati Uniti sono a 0,38. Secondo l’Ocse la risposta dei governi all’ingiustizia sociale non è all’altezza, perché non bastano interventi di carattere fiscale o socio-previdenziale: 'L'unica via sostenibile per ridurre le disuguaglianze' – per l’Ocse - è assicurarsi che le persone siano in grado di trovare e mantenere un'occupazione. 'I paesi sviluppati devono sforzarsi molto di più per inserire i cittadini nel mercato del lavoro piuttosto che sostenerli con indennità di disoccupazione o pensioni anticipate'.
Il rapporto dell’Ocse esce a pochi giorni dalla pubblicazione di uno studio dell’Ilo (l’Ufficio internazionale del lavoro), che giungeva alle stesse conclusioni: poveri più poveri, ricchi più ricchi.
domenica 19 ottobre 2008
Ringraziamenti
Il mio pensiero va a tutti voi che credete e lavorate per la crescita del nostro partito.
In particolare a tutti voi che vi siete spesi nella buona riuscita della nostra festa.
A tanti giovani che si sono avvicinati a noi, sperando che tutti insieme possiamo dare un forte contributo di crescita a questo nostro partito.
Il coordinatore del IV circolo
Massimo Mandarano.
In particolare a tutti voi che vi siete spesi nella buona riuscita della nostra festa.
A tanti giovani che si sono avvicinati a noi, sperando che tutti insieme possiamo dare un forte contributo di crescita a questo nostro partito.
Il coordinatore del IV circolo
Massimo Mandarano.
venerdì 10 ottobre 2008
60 mila precari rischiano il posto
Nel pubblico impiego, che si avvia rapidamente allo sciopero generale, si fa sempre più pesante la situazione dei lavoratori precari. La loro quota è salita del 62 per cento in appena un lustro, dal 2001 al 2006: anno, quest’ultimo, nel corso del quale le amministrazioni hanno stipulato contratti a tempo determinato e atipici per un totale, rispettivamente, di più di 127.000 e di circa 47.000 unità. Il crescente ricorso alle tipologie di lavoro flessibile, che si è accompagnato – a partire dal 2001 – a una diminuzione di personale a tempo indeterminato pari al 5,4 per cento, trova una sua spiegazione nella necessità di far fronte “a esigenze non di carattere temporaneo, ma connesse con il fabbisogno ordinario e continuativo dell’amministrazione”. A rilevarlo non sono le organizzazioni di categoria di Cgil, Cisl e Uil, e nemmeno il portavoce di una delle tante e agguerrite associazioni di base presenti tra gli addetti di ministeri, ospedali ed enti non economici. A snocciolare stime, dati e a dire la sua sui (discutibili) criteri di utilizzo del precariato nel settore statale è nientemeno che il ministro Renato Brunetta (lo ha fatto lo scorso 1° ottobre, con la sua relazione al Parlamento sullo stato della pubblica amministrazione). Peccato che a queste sue (condivisibili) osservazioni, il principale inquilino di Palazzo Vidoni non faccia seguire comportamenti conseguenti.
“Il ministro della Funzione pubblica – commenta Michele Gentile, responsabile settori pubblici della Cgil nazionale – è riuscito ancora una volta a contraddire se stesso. Da un lato, ammette implicitamente l’utilità dei lavoratori precari impiegati nel settore, che noi sosteniamo da tempo essenziali nel tenere in piedi alcuni dei più importanti pubblici servizi e che coerentemente riteniamo debbano essere assunti al più presto. E dall’altro, mediante l’emendamento alla Finanziaria, conosciuto come ‘ammazza precari’, sta organizzando il licenziamento di 50–60.000 addetti con contratti instabili”.
La nuova misura (la cui entrata in vigore il governo ha deciso, lo scorso 30 settembre, di rinviare di sei mesi) abroga l'enorme del governo Prodi sul precariato, in base alle quali chi aveva fatto negli ultimi cinque anni tre di lavoro, anche discontinuo, nella pubblica amministrazione, poteva accedere a prove selettive d’idoneità per essere assunto. Ma non è tutto. “Il provvedimento di Brunetta – chiarisce Mimmo Pantaleo, segretario generale della Flc Cgil –, se unito a quanto previsto dalla legge 112 dell’estate scorsa, relativamente al limite a 36 mesi della possibilità di operare nella pubblica amministrazione con contratti flessibili, potrebbe far lievitare addirittura a più di 100.000 il numero dei lavoratori precari licenziati”.
Se approvato, l’emendamento con cui il governo intende abrogare le norme sulla stabilizzazione, metterebbe in ginocchio l’intero sistema pubblico: dal personale degli asili nido agli impiegati dei dicasteri, agli universitari e i ricercatori . “In questo momento – spiega ancora Pantaleo – sono già in mobilitazione i 500 precari dell’Isfol, dove tutte le attività sono bloccate, gli oltre 700 dell’Istituto per la protezione e la ricerca ambientale e i 400 dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. Per anni migliaia di ricercatori, tecnici, amministrativi, hanno lavorato in condizioni difficilissime, garantendo al sistema pubblico della ricerca e dell’università di funzionare, comparti dove il 50 per cento del personale è precario”. E un primo assaggio della mobilitazione che potrebbe coinvolgere nei prossimi mesi le migliaia di lavoratori pubblici interessati alla norma del ministro Brunetta si è avuto lo scorso 2 ottobre, con il riuscitissimo presidio unitario indetto da un variegato universo di sigle sindacali di categoria (soprattutto confederali), che si è tenuto davanti a Palazzo Vidoni e a cui hanno partecipato tantissimi addetti degli enti pubblici di ricerca, delle università e degli istituti dell’Alta formazione artistica e musicale.
Tratto da Rassegna
“Il ministro della Funzione pubblica – commenta Michele Gentile, responsabile settori pubblici della Cgil nazionale – è riuscito ancora una volta a contraddire se stesso. Da un lato, ammette implicitamente l’utilità dei lavoratori precari impiegati nel settore, che noi sosteniamo da tempo essenziali nel tenere in piedi alcuni dei più importanti pubblici servizi e che coerentemente riteniamo debbano essere assunti al più presto. E dall’altro, mediante l’emendamento alla Finanziaria, conosciuto come ‘ammazza precari’, sta organizzando il licenziamento di 50–60.000 addetti con contratti instabili”.
La nuova misura (la cui entrata in vigore il governo ha deciso, lo scorso 30 settembre, di rinviare di sei mesi) abroga l'enorme del governo Prodi sul precariato, in base alle quali chi aveva fatto negli ultimi cinque anni tre di lavoro, anche discontinuo, nella pubblica amministrazione, poteva accedere a prove selettive d’idoneità per essere assunto. Ma non è tutto. “Il provvedimento di Brunetta – chiarisce Mimmo Pantaleo, segretario generale della Flc Cgil –, se unito a quanto previsto dalla legge 112 dell’estate scorsa, relativamente al limite a 36 mesi della possibilità di operare nella pubblica amministrazione con contratti flessibili, potrebbe far lievitare addirittura a più di 100.000 il numero dei lavoratori precari licenziati”.
Se approvato, l’emendamento con cui il governo intende abrogare le norme sulla stabilizzazione, metterebbe in ginocchio l’intero sistema pubblico: dal personale degli asili nido agli impiegati dei dicasteri, agli universitari e i ricercatori . “In questo momento – spiega ancora Pantaleo – sono già in mobilitazione i 500 precari dell’Isfol, dove tutte le attività sono bloccate, gli oltre 700 dell’Istituto per la protezione e la ricerca ambientale e i 400 dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. Per anni migliaia di ricercatori, tecnici, amministrativi, hanno lavorato in condizioni difficilissime, garantendo al sistema pubblico della ricerca e dell’università di funzionare, comparti dove il 50 per cento del personale è precario”. E un primo assaggio della mobilitazione che potrebbe coinvolgere nei prossimi mesi le migliaia di lavoratori pubblici interessati alla norma del ministro Brunetta si è avuto lo scorso 2 ottobre, con il riuscitissimo presidio unitario indetto da un variegato universo di sigle sindacali di categoria (soprattutto confederali), che si è tenuto davanti a Palazzo Vidoni e a cui hanno partecipato tantissimi addetti degli enti pubblici di ricerca, delle università e degli istituti dell’Alta formazione artistica e musicale.
Tratto da Rassegna
Berlusconi pensa ai grembiulini
L' Italia va male, i prezzi sono alle stelle, c'è un forte rischio occupazione, le aziende manifatturiere rischiano di non avere il necessario credito finanziario a causa della crisi mondiale delle Banche, la scuola pubblica e l' Università sono allo stremo economico, le pensioni, i salari e gli stipendi sono i più bassi dell' Europa che conta, e cosa fà, urgentemente, il governo Berlusconi ? Reintroduce i grembiulini a scuola ! Direte voi, in verità, non solo.Infatti blinda la sicurezza personale sua e dei suoi con il Lodo Alfano che reintroduce l' immunità "personale" alla faccia del motto "la legge è uguale per tutti", colpevolizza i lavoratori pubblici, chiamandoli "fannulloni" ed identificandoli come la "rovina" dell' Italia , divide i sindacati sui contratti di lavoro, mette la sordina al Parlamento della Repubblica, poi quando la crisi si fa più nera, sparisce e va a fare i massaggi .
Dimostriamo che l' Opposizione Democratica è viva, forte ed organizzata. Tutti a Roma il 25 ottobre con il Partito Democratico.Gianfranco Leonelli
mercoledì 8 ottobre 2008
Familiari disabili? Più difficile l’assistenza
Il Pd giudica grave, inoltre, l’intervento del Ministro Brunetta nei confronti dei lavoratori, già duramente gravati dall’onere di assistere familiari con gravi disabilità: il Governo ha tentato di imporre una forte riduzione del diritto ad usufruire dei permessi retribuiti, previsti dalla legge 104 del 1992, per assolvere a tale delicata e cruciale funzione familiare. Per il Pd “i lavoratori che usufruiscono dei permessi della legge 104, vengono considerati “fannulloni”. Anche in questo caso, il Governo ha riproposto l’idea (fissa) del Ministro Brunetta, della costituzione di un’altra banca dati centralizzata, all’interno della quale far confluire tutte le informazioni relative a tali lavoratori. Evidentemente, l’occhio del Ministro dovrebbe assicurare la rigorosa vigilanza su tale fenomeno”.
domenica 5 ottobre 2008
Rafforzare il ruolo dei Circoli
Rafforzare il Ruolo dei Circoli Territoriali
Ora che il tesseramento è iniziato e tutti siamo impegnati a costruire dal "basso" il PD (che finalmente possiamo dire "nostro") risulta fondamentale rafforzare il ruolo dei Circoli Territoriali. Infatti è opportuno ed urgente fare "politica" con la gente e tra la gente. Un partito non ideologico deve saper parlare di contenuti all' interno dei valori sociali che sono alla base della sua stessa esistenza. Le elezioni europee ed amministrative si stanno avvicinando, sempre di più, e l' esigenza di aumentare il nostro consenso risulta fondamentale, non solo per contrastare il Governo di centrodestra, ma anche per ribadire la giustezza di una scelta politica. Come si può radicare un partito "nuovo" ,che si definisce "popolare" e di "massa", senza l' azione dei Circoli Territoriali? Quindi, ritengo, che sia importante sia rafforzare la militanza degli iscritti,a partire dai direttivi , sia richiedere al Circolo ed al Coordinatore Comunale di portare alla conoscenza ed alla condivisione tutti i documenti predisposti per dare "corpo" alla nostra azione politica su territorio. Risulta, opportuno, ricreare un corretto flusso della comunicazione politica che veda i Circoli Territoriali al centro del rapporto con i cittadini anconetani e concentrare la nostra azione politica sui temi che ci caratterizzano : lavoro, pensioni, servizi pubblici, qualità della vita, ambiente e territorio. democrazia e libertà.E' opportuno, inoltre, aprire, da subito, un costruttivo confronto con il territorio sui tre dei grandi temi che attualmente interessano la nostra città ed il nostro territorio: i servizi pubblici, la salute ed il nuovo piano regolatore.
Gianfranco Leonelli
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