martedì 3 giugno 2008

Veline piemontesi

by Isabella Bellini Bressi
Mi lascia un pò perplessa l'intervista a Sergio Chiamparino, sul Sole 24 ore di oggi. Il Sindaco di Torino spinge la discussione molto in là, rispetto alla necessità/opportunità di avere un partito federale, caratterizzato da "un'autonomia fatta vivere nell'iniziativa politica prima ancora che nella scrittura degli statuti".
E per iniziativa politica cosa propone il Ministro ombra per le Riforme? Una strizzatina d'occhio, un briefing mattutino, un dialogo proficuo, sentite bene, proprio con la Lega...
In materia di federalismo fiscale il PD viene rappresentato come "interlocutore serio" ed attento, lontano ovviamente dal carattere sanguigno (!) ed a tratti xenofobo del partito di Bossi e Calderoli, ma interessato ad approfondire l'argomento. Soprattutto se verranno tracciate una via e un'idea di federalismo fiscale rivolto escusivamente "alla modernizzazione dello Stato italiano".
Per Chiamparino è auspicabile inoltre che l'autonomia politica di cui sopra possa essere utilizzata dal partito nei vari territori per creare alleanze (e qui ripartirebbe la strizzatina d'occhio, che a questo punto potrebbe anche evolvere in un drammatico e fastidioso tic...), non totalmente conformi con la linea nazionale, in vista delle prossime amministrative.
Ecco, mi domando: questo PD del Nord, questa spinta centrifuga così fortemente delineata dalle parole di Chiamparino, questo differenziare così tanto l'assetto politico di alleanze, giunte, consigli... Tutto ciò non è un pò troppo? Saremo in grado, se così fosse, di gestire una tale complessità di voci, esperienze, realtà?

3 commenti:

massimo ha detto...

Sempre in riferimento ai nostri possibili interlocutori...
se qualcuno l'avesse persa la legge qua

http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=search¤tArticle=IAHD4

Gianfranco Leonelli ha detto...

Cara Isabella, che cosa di tanto scandaloso ha mai detto il sindaco di Torino ? In fondo si cerca di rispondere ai bisogni dei cittadini rimanendo radicati nei propri territori. Non è un mistero che la società italiana, negli ultimi anni, si è sviluppata in modi che sono anche molto diversi in base alle collocazioni geografiche. I tipi di lavoro, le esigenze di vita, le aspettative, ecc. si stanno radicalizzando in modi molto diversi (per esempio vedere il rapporto dei lavoratori autonomi rispetto ai dipendenti presenti al nord, al centro ed al sud). Io credo che il problema sia sempre lo stesso e cioè essere in grado di produrre e gestire i modelli di società in prima persona come forza di governo, non essere costretti a subirli, infatti solo in questo modo si possono coniugare i fabbisogni dei cittadini con la politica sociale, altrimente saremmo costretti, chi sa per quanti anni ancora, a sopportare le malefatte dei leghisti.

massimo ha detto...

Per la precisione è proprio questo il passaggio che mi lascia perplessa:
"Per quanto mi riguarda non ho difficoltà a dire che con la Lega bisogna discutere soprattutto in vista delle scadenze elettorali locali che, in quanto tali, hanno una dimensione particolare che può portare a scelte non necessariamente fotocopiate dai livelli nazionali".

Perchè non capisco proprio cosa voglia dire, che mondo si apre dietro la parola "discutere"?
Non comprendo come si possa ventilare anche solo lontanamente la possibilità di allearci, in qualche territorio con il partito della Lega.
Mettiamo il caso che non intendo aprire una discussione politica di sostanza: ma almeno rispetto al metodo dell'operazione come posso avere un partito alleato in un Comune e avversario in Parlamento?
Per essere ancora più chiari: i democratici sono sempre democratici e i leghisti sono sempre leghisti, a prescindere da dove abitano o vivono. O sbaglio?

Forse non sono stata chiara, ma è dura tradurre in parole questi concetti, soprattutto il venerdì pomeriggio... :)