martedì 21 ottobre 2008

Ricchi più ricchi, poveri più poveri

"Growing Unequal": il titolo del rapporto Ocse è in inglese, ma gli si addice più la lingua italiana, visto che parla di disuguaglianze sempre più marcate tra ricchi e poveri evidenziando come proprio l’Italia, tra i 30 paesi dell’area Ocse, sia uno di quelli in cui il fenomeno è più acceso. Insieme a Messico (anche se in questa nazione ci sono stati dei miglioramenti), Turchia, Portogallo, Usa e Polonia, l’Italia è il paese dove, più che altrove, i ricchi sono più ricchi e i poveri più poveri, e la classe media si va estinguendo. Una dinamica latinoamericana, si sarebbe detto in altri tempi. E tra i paesi del G7, l'Italia è seconda solo agli Stati Uniti.

'La disuguaglianza di reddito - si legge nel rapporto - è cresciuta in modo significativo dal 2000 in Canada, Germania, Norvegia, Stati Uniti, Italia e Finlandia, mentre è diminuita in Gran Bretagna, Messico, Grecia e Australia'.

In Italia – spiega l’Ocse - i salari di livello basso sono estremamente ridotti e i ceti abbienti hanno standard di vita molto più alti rispetto a paesi come la Germania, dove le differenze di reddito meno estreme e i salari minimi sono più alti.

Il rapporto evidenzia come le disparità siano aumentate in due terzi dei paesi dell’aerea Ocse, 'perché le famiglie ricche hanno ottenuto risultati positivi rispetto alla classe media e alle famiglie dei livelli più bassi della scala sociale'.

Si chiama “Gini”, il coefficiente utilizzato dai ricercatori dell’organizzazione con sede a Parigi per misurare la disuguaglianza di reddito. La classifica che ne esce vede il Messico al primo posto (con un coefficiente dello 0,50) e la Danimarca all’ultimo (0,23). In questo caso, per chi non l’avesse capito, essere ultimi è un vanto. Proprio la Danimarca, infatti, insieme a Svezia e Lussemburgo, è il paese in cui la disparità di reddito è meno marcata. Per l'Italia si calcola un coefficiente di 0,35 circa, mentre gli Stati Uniti sono a 0,38. Secondo l’Ocse la risposta dei governi all’ingiustizia sociale non è all’altezza, perché non bastano interventi di carattere fiscale o socio-previdenziale: 'L'unica via sostenibile per ridurre le disuguaglianze' – per l’Ocse - è assicurarsi che le persone siano in grado di trovare e mantenere un'occupazione. 'I paesi sviluppati devono sforzarsi molto di più per inserire i cittadini nel mercato del lavoro piuttosto che sostenerli con indennità di disoccupazione o pensioni anticipate'.

Il rapporto dell’Ocse esce a pochi giorni dalla pubblicazione di uno studio dell’Ilo (l’Ufficio internazionale del lavoro), che giungeva alle stesse conclusioni: poveri più poveri, ricchi più ricchi.

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