venerdì 9 maggio 2008

Il nuovo e la discontinuità

by Gianfranco Leonelli


Credo che commentare, oggi, a bocce quasi ferme i risultati del voto sia più "saggio" e meno rituale. Il messaggio fondamentale che avremmo voluto dare agli elettori era " siamo un partito nuovo" che interpreta i fabbisogni dei cittadini in modo laico e pragmatico che rifiuta la parodia della politica dove tutto è melmoso ed immobile, che non tollera più l'autoreferenzialità dei "capi" dove tutto è strumento di una autovisibilita grottesca.
Siamo riusciti a farlo percepire? Siamo riusciti a far capire che non ci occupiamo di poltrone e carriere ma di rappresentare gli interessi di coloro che fanno dell' impegno quotidiano il loro modo di essere e che partono dai fabbisogni del territorio per costruire la loro base operativa. Noi sosteniamo che che tutto ciò è "nuovo" e quindi ammettiamo che prima di questo c' era del vecchio che vogliamo superare. Ma si può fare il "nuovo" senza nessuna discontinuità? Si può, cioè, costruire un partito nuovo dove non cambia sostanzialmente nulla ?
Io credo di no. Allora ripartiamo da ciò che ha determinato la nascita del PD e cioè costruire un partito nuovo in modo coerente ed efficace. Non è poi così difficile, basta partire dai bisogni delle persone e lavorare per provare a risolverli nella dura lotta contro le ingiustizie e le prepotenze.

7 commenti:

massimo ha detto...

Visto il sondaggio che ho pubblicato nel mio ultimo post, temo fortemente che il messaggio sia arrivato ma fino ad un certo punto (anche a quasi 3 settimane di distanza).
Qualcosa si è decisamente bloccato, almeno come tendenza nazionale. Ovvero, mi sembra che vi siano alcune realtà territoriali in cui il messaggio di partito nuovo, con nuove persone, nuove ed aggiornate visioni, nuove proposte, sia stato ascoltato e compreso: ma è proprio il fenomeno della "macchia di leopardo", a mio parere, ad indicare la necessità di un'analisi realmente approfondita.
Forse sarebbe utile comprendere anche quanto abbia pesato, nel computo finale, una macchina organizzativa non così bene oliata.

Anonimo ha detto...

Ma il partito nuovo non dovrebbe avere gente nuova alla testa?

Veltroni poteva anche funzionare, ma quando sono state presentate le liste è sembrato realmente un tiro al piccione.

alcuni impresentabili (Fassino e D'Alema) sono stati ricandidati tout court. La gente voleva discontinuità e non c'è stata.

Ma sono stati candidati i gggggiovani come la Madia e via dicendo.

Questi invece hanno dato la sensazione di aver candidato gente che ha vinto un biglietto della lotteria.

Il problema sono anche le posizioni del partito.

Mi sembra che gli elettori della base, e anche la gente che sta dentro al partito abbia una visione distrorta.

Il partito laico non mette la Binetti dentro e la fa straparlare per tutta la campagna elettorale.

Un partito che crea discontinuità dice chiaramente che ci sono tre punti essenziali da risolvere:
la giustizia,
il mercato del lavoro con la distruzione della legge 30,
e la risoluzione organica di tutti i conflitti d'interesse.

Poi la creazione di un piano Energetico Nazionale, puntando sulle alternative VERE.

Poi però uno gioca con i giocatori che ha. e vede a report la gestione della giunta Veltroni-Rutelli per quanto riguarda lo schema abitativo e capisce che tutte queste belle idee non sono in testa a quei dirigenti lì, che non sono capaci e che serve ben poco tutto il lavoro della base.

Le battaglie si vincono con la forza degli argomenti, non con le campagne d'indrottinamento.

Quello lo lasciamo fare a Berlusconi che ha i mezzi d'informazione e può contare su un martellamento continuo.

Fermati un momento e pensa se il Partito Democratico è quella cosa che hai in testa tu o se è tutt'altro alla luce dei fatti, del programma proposto e delle azioni fatte in passato dai suoi dirigenti.

Ma seriamente.

Se il partito non cambia i vertici e strada forse stata sprecando il vostro tempo per raggiungere un obiettivo che con questo soggetto non è possibile.

Forse ne dovreste fondare un altro. E chiamare a raccolta tutta la gente che crede in quei pochi punti prima esposti e pensa che sia possibile farlo con il PD.

Attenzione non sono un fan delle divisioni. Ma se la base vuole andare a Sud ed i dirigenti a Nord, o si cambiano i dirigenti o scompare la base.

massimo ha detto...

Non sono d'accordo con l'ultima provocazione di Mattions, ma che, in quanto provocazione, mi fa ragionare.
Non penso che dovremmo rifondare un partito nuovo, bensì come suggerisce giustamante Gianfranco, ripartire proprio da ciò che ha determinato la nascita del PD.
Con fatti concreti.
Spero fortemente che la spinta parta proprio dalle unità di base, dai circoli: attivandosi realmente, creando movimento, promuovendo servizi e tutele.
La base ha un ruolo privilegiato, almeno io la penso così: nella vita di tutti i giorni fa un proprio mestiere, studia, lavora. Non "fa politica": ama la politica e s'interessa di politica facendo anche dell'altro. Per questo penso possa essere una linfa vitale di spunti, suggerimenti e proposte, da attivare in fase sperimentale: l'industrializzazione poi la devono organizzare i politici veri e propri. Come è giusto che sia.

Anonimo ha detto...

Caro Dennis, dopo la batosta sono cambiate molte cose. Per cui se tra queste è cambiato anche l'equilibrio tra il PD e l'IDV non mi sorprende.
Ricordiamoci che il PD, dicimolo senza ipocrisie, non ha mai nutrito simpatie per Antonio Di Pietro, quindi tralascerei questo aspetto.
Metterei in evidenza, in questa fase di inizio dell'opposizione, senza la Sinistra Arcobaleno, chi si è fatto più sentire, dal giorno dopo la sconfitta elettorale è stato proprio Antonio Di Pietro: ha già veicolato bene e con determinazione che un punto della sua opposizione sarà la lotta al "conflitto di interessi" che abbiamo visto nessuno ha portato avanti con determinazione, ha già preso posizione sul tema dell'Informazione firmando la raccolta di firme sui tre referendum nel giorno del V2. Invece il PD neanche ne parla! Mi pare che di differnza ce ne sia...,

massimo ha detto...

Ed il caso di Travaglio, e le posizione prese dall'IDV, sono l'ennesima riconferma.

Ora però mi chiedo: ma è questo che la nostra gente vuole sentirsi dire da un politico di sinistra, centrosinistra? Sono queste posizioni a creare aspettativa, interesse, senso di rappresentanza?
Perchè se è così qualcosa dovremo pur cambiare come PD.

Quando dicono "le posizioni di Travaglio ci faranno perdere le elezioni per i prossimi 10 anni" mi chiedo realmente se stiamo interpretando nella giusta maniera la realtà.
E non sto affermando che Travaglio, o chi per lui, ha ragione, ma che forse sono i nostri elettori che vorrebbero sentirci dire "Travaglio, diamine, ha ragione!!!".

Anonimo ha detto...

Si in effetti, gli elettori del PD sentono le tematiche sollevate da Travaglio, oppure ultimamente da Di Pietro, ma vorrebbero che anche gli espenenti del PD, anzi soprattutto loro, si esprimessero in questo senso. Agli elettori del PD non si può dire: è solo pettegolezzo.
E' credo evidente la scollatura tra la classe dirigente e coloro che li fanno esistere con il voto.
Con la a prossima tornata elettorale questo nodo potrebbe venire al pettine. Perchè o se ne vanno loro, o se ne andranno molti di noi.

massimo ha detto...

Se ci sono delle difficoltà esprimiamole, proviamo a verificare se sussistono margini di cambiamento, di modifica, di revisione.
Esistono luoghi e strumenti deputati a ciò, esistono figure preposte che devono accogliere istanze e portarle in rappresentaza. E tutto ciò nel nostro Partito!!

Prima di scegliere di andare via, ricordiamocelo, caro anonimo.

E comunque non ne varrebe la pena, almeno io sono convinta di ciò...