lunedì 12 maggio 2008

Ah, che travaglio...

by Isabella Bellini Bressi


Qualche giorno fa, su questo blog, veniva chiesto: "ma la questione dell'informazione, per quale motivo deve essere lasciata solo a Grillo? Perchè il nostro partito non dice una parola sulla questione?". Manco a farlo apposta, tempo 1 settimana ed il partito si è espresso...

Cosa ha fatto Marco Travaglio in prima serata su rai3? Ha sbagliato a ricordare certi fatti, in quella maniera? Lui risponde "In Italia, in televisione, non puoi dire la verità: quella la puoi scrivere solo sui libri".
Travaglio è un provocatore (e si badi, io dò sempre un'accezione positiva alla parola "provocazione"), sappiamo tutti che spesso e volentieri radicalizza il semplice ruolo di giornalista d'inchiesta che valuta e cerca dei fatti a supporto delle sue tesi. Esaspera questo ruolo.
Ma ogni volta si grida allo scandalo, viene ritenuto sconveniente, viene classificato come quest'ultima volta un "pettegolezzo". Mi verrebbe da dire: se non volete noie (il presentatore, il capo struttura, il direttore generale della rai) ma allora perchè lo invitate? Oppure risulta utile far prendere a qualcuno delle posizioni per poi dire "io sto dall'altra parte", "io mi dissocio"?
Allo stesso tempo mi piacerebbe che in generale la provocazione rimanesse laica e comunque non strumentalizzabile o progettata per altri fini. Ma è questo il caso?

Rimanendo alla posizione del Partito Democratico, che a me personalmente è ignota - a parte le dichiarazioni di cui sopra - in quanto troppo poco spesso affrontiamo tali questioni nelle molteplici riunioni che vengono organizzate dai vari livelli del nostro territorio, sulla questione dell'informazione (e quindi anche sulla libertà di espressione, categoria in cui questo specifico episodio rientra di diritto) è indispensabile capire cosa intendiamo fare. Ed ogni qualvolta venga fatto diversamente, per quale motivo? dove è stata presa la decisione? chi l'ha presa a nome di chi?
Posso pure comprendere la dichiarazione della Finocchiaro, che al Presidente della sua Assemblea, lancia un paracadute (l'assenza di contraddittorio): però, anche qui, per quale motivo se esiste un responsabile per la comunicazione, se esiste un coordinatore, se esiste un segretario nazionale, la comunicazione ufficiale viene lasciata alla persona che per questo episodio non poteva che prendere quella posizione? La posizione della capogruppo al Senato della Repubblica è la posizione del PD?

In attesa di una risposta, faccio mie le parole di Adinolfi, membro del coordinamento nazionale del Pd: "Alla senatrice Finocchiaro dico che non è proprio necessario correre in soccorso della maggioranza in ogni occasione. Noi difendiamo il diritto anche di Travaglio, per il quale non provo un'istintiva simpatia, a far ascoltare le proprie riflessioni attorno ad un figura delle istituzioni".

2 commenti:

massimo ha detto...

L'argomento desta grosse discussioni,
come in questo blog...

http://www.antelitteram.info/?p=873

Gianfranco Leonelli ha detto...

Mi sento di condividere la riflessione di Isabella e mi da un certo fastidio il fatto che ancora una volta la "politica ufficiale" debba sentire il bisogno di "normalizzare". Non so se pensare che questo possa significare una grande nostra debolezza, tanto da temere una ricaduta pesante nei nostri confronti o una specie di recinto in cui gli estranei non possono entrare. Nel primo caso, credo, che un partito che ha il 33% di voti e governa numerose amministrazioni pubbliche dovrebbe sapere che le battaglie politiche si fanno attravverso il ricorso al consenso delle proprie idee, nel secondo caso, credo che sia inaccettabile ritenere che ci siano argomenti in cui i cittadini non possono dare giudizi e commenti assumendosene tutte le responsabilità. Infine mi rifiuto di pensare che siamo di fronte a qualche strumentalizzazione che ha l'obbiettivo di interrompere chi sa quale percorso politico in essere. Io credo che in Italia ci sia carenza di una libera informazione capace di sostenere la libertà e la democrazia (vedere come agisce la stampa negli USA, in Francia ecc.)e che le persone che decidono liberamente di assumere importanti incarichi pubblici debbano mettere in conto di dovere essere messi continuamente in discussione sapendo di poter contare sugli strumenti che la democrazia fornisce per dimostrare la loro limpidezza ed estraneità ai fatti che eventualmente fossero loro contestati, altrimenti si instaura una specie di censura preventiva che non permette di annoverarci tra i paesi più civili della Terra.